Domani, dalle 11.30, il convegno organizzato da AllieviSNA al Forum PA
Roma, 25 maggio 2016 – Il meccanismo di assegnazione degli incarichi, la valutazione della performance, i poteri del dirigente, la prevenzione della corruzione: quale futuro si prospetta per i dirigenti pubblici? Le tante novità in arrivo devono essere, per i dirigenti stessi, motivo di preoccupazione? Saranno questi i temi affrontati dal convegno “#dirigentestaisereno? – La dirigenza pubblica fra burocrazia e managerialità”, che si terrà domani, 26 maggio, dalle ore 11.45 alle 13.30, presso la sala Licosa, nell’ambito del Forum PA, a Palazzo dei Congressi a Roma.
“Anche quest’anno l’Associazione AllieviSNA è presente al ForumPA con un proprio evento in occasione del quale vogliamo approfondire un tema che ci sta particolarmente a cuore: la riforma della dirigenza così come delineata nel più ampio programma di riforma della pubblica amministrazione del Ministro Madia – spiega Luca Cellesi, presidente di AllieviSNA, che coordinerà il dibattito -. Come di consueto, abbiamo invitato a discuterne con noi alcuni relatori di altissimo profilo e per la maggior parte provenienti da settori diversi rispetto a quello della dirigenza pubblica, ma ad esso strettamente collegati, in modo da avere un punto di vista “esterno” con il quale confrontarci. Insieme a loro cercheremo di analizzare una serie di profili a nostro avviso rilevanti, mettendo in evidenza le criticità ed i rischi connessi con alcune delle misure previste dalla legge delega e sviluppando le nostre proposte alternative”.
I relatori sono infatti esperti di organismi indipendenti di valutazione, della Corte dei Conti, dell’Autorità nazionale Anticorruzione.
Vito Tenore, Magistrato della Corte dei Conti e professore presso la Scuola Nazionale dell’Amministrazione, traccerà un quadro delle responsabilità della dirigenza e dei vertici politici, evidenziando i maggiori rischi a cui sono da sempre esposti i vertici gestionali rispetto ai vertici politici: “Il dirigente pubblico, nell’attuale regime giuridico, è esposto a ben 5 responsabilità: civile, penale, amministrativo-contabile, disciplinare e dirigenziale. La normativa degli ultimi 20 anni ha costantemente attenzionato i comportamenti dirigenziali ed ha previsto crescenti sanzioni di varia natura per scelte errate, dannose, illecite. Regole etiche per la dirigenza sono state da ultimo valorizzate dalla anche legge anticorruzione n.190 del 2012. A fronte di tale crescente attenzione normativa per la figura del dirigente (e, più in generale, del pubblico dipendente) e per l’etica dei suoi comportamenti, non si riscontra un pari impegno normativo verso le patologie comportamentali dei vertici politici, attraverso la fissazione di più stringenti regole deontologiche e regimi disciplinari interni più rigorosi, così demandando alla sola magistratura tardivi interventi sanzionatori, fatalmente ancorati a parametri solo penali o di danno erariale e non al prioritario e preventivo rispetto di regole etiche, che devono connotare ogni categoria ed ogni micro-ordinamento: la pubblica amministrazione, la politica, le imprese private, le libere professioni”.
Ciro Esposito, ex direttore generale OIV monocratico del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, parlerà della misurazione e valutazione della performance organizzativa e individuale anche alla luce delle recenti novità normative.
“La ‘Legge Madia’ (n. 124/2015) è uno dei tasselli di un percorso, iniziato con la ‘Legge Severino’ (n. 190/2012) e per ora concluso con il Codice degli appalti pubblici e delle concessioni (n. 50/2016), che cerca di contrastare una progressiva perdita di qualità, di professionalità, di competenza, complessivamente di dignità della funzione, della dirigenza amministrativa, anche al fine di attuare un ‘efficace politica di contrasto alla corruzione – aggiunge Nicoletta Parisi, consigliere ANAC, – Il Piano Nazionale Anticorruzione è lo strumento più significativo per contribuire a questo fine: valorizzando la discrezionalità e responsabilità di ciascun ente pubblico, offre ad esso indicazioni utili a incrementare il nesso fra competenza, performance e anticorruzione, tramite la logica della trasparenza, il principio dell’alleggerimento dell’apparato normativo e burocratico, il chiarimento dei rapporti fra livello politico e apparato amministrativo nella ricostruzione dei limiti che deve incontrare lo spoil system . L’obiettivo è quello di rifondare nella dirigenza la convinzione della dignità della funzione pubblica ricoperta”.
“Secondo una certa vulgata la crisi dell’economia nazionale dipende dalla burocrazia e per questo, al fine di contrastare inefficienze, neghittosità, vischiosità ambientali e malaffare sono state via via messe in campo liberalizzazioni, semplificazioni, accelerazioni procedimentali, de-procedimentalizzazioni, informatizzazione, “Foia”, ed anche la riforma con cui si vuole ridisegnare l’assetto ed il rapporto con la politica della dirigenza – afferma Umberto Realfonzo, consigliere di Stato e componente OIV Ministero dell’Istruzione, dell’università e della Ricerca – Caduto da tempo il mito del “dirigente politicamente neutro”, va sottolineato positivamente l’incremento della trasparenza dei requisiti, degli affidamenti degli incarichi e delle revoche, l’equità della valutazione delle performance, ecc. ecc. Sul piano professionale tuttavia c’è il rischio che il ruolo unico diventi la “cassa integrazione” non solo degli incapaci, ma anche dei dirigenti che rischiano l’emarginazione tentando di svolgere seriamente ed imparzialmente le loro funzioni per frenare gli attentati alla salute, gli scempi del patrimonio storico- ambientale, ecc. Sul piano istituzionale poi la continua emorragia di funzioni di controllo, di vigilanza, di regolazione e di normazione rendono concreto il rischio che le dirigenze statali diventino “le vestali di uno Stato centrale guardiano della periferia e sempre meno a contatto con i cittadini”(Gualmini). Inoltre il progressivo spostamento verso l’alto della realizzazione delle politiche da un lato ed il moltiplicarsi di agenzie ed Authority tecnocratiche pone peraltro seriamente una questione di democrazia e partecipazione nell’amministrazione della società. Ma questo è un altro discorso…”.
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