Roma, 16 giugno 2014 – “Perché studiare per un concorso, se diventa più facile diventare dirigente legandosi alla politica?”.
Alfredo Ferrante, Presidente dell’Associazione dei dirigenti pubblici ex allievi della Scuola Nazionale dell’Amministrazione, pur esprimendo sostegno allo sforzo del Governo di affrontare i tanti nodi in materia di riforma della PA, manifesta sorpresa e preoccupazione per alcuni dei provvedimenti previsti dal decreto-legge e dal disegno di legge delega approvati dal Consiglio dei Ministri.
“I dirigenti di nomina fiduciaria aumenteranno, mentre i posti da dirigente vincitore di concorso diminuiranno – spiega Ferrante -. Chi non riceve un incarico, senza necessità di motivazione, viene espulso e rischia di essere mandato a casa. Alcune norme non solo vanno in senso contrario a quanto dichiarato dalla ministra della PA ma espressamente a svantaggio di chi ha vinto un concorso pubblico”.
Accanto a norme condivisibili, come il divieto dell’aspettativa in caso di incarichi dirigenziali nella PA per magistrati amministrativi, ordinari, contabili e militari, di altre sembra essere stravolto il senso: “Abbiamo sempre sostenuto il ruolo unico dei dirigenti come modo per far sì che la persona giusta vada al posto giusto, evidenziando merito e competenza di ciascuno – continua -. Secondo quanto dichiarato dalla ministra Madia, il meccanismo che si profila è invece quello della mancanza di diritto all’incarico, attraverso un numero di dirigenti maggiore dei posti a regime, arrivando ad una espulsione dalla dirigenza di chi, non si sa in base a quali criteri, non riceva un incarico.
Se a questo si aggiunge che, da quanto letto nelle bozze in circolazione, il conferimento o meno dell’incarico non viene accompagnato da espressa motivazione, ci troveremmo di fronte al concreto rischio di asservimento della dirigenza amministrativa alla politica, in contrasto con quanto previsto agli artt. 97 e 98 della Costituzione”.
“L’innalzamento sino al 30% dei dirigenti esterni non vincitori di concorso negli enti locali – prosegue Ferrante – costa di più ai contribuenti, anche perché non si verifica se l’amministrazione possegga quelle competenze all’interno. Non solo sono provvedimenti illogici e costosi per la spesa pubblica, ma pericolosi per l’imparzialità dell’azione amministrativa a tutela dei cittadini”.
AllieviSSPA ha seguito con grande attenzione il dibattito e il processo di consultazione sulle proposte di riforma della PA del Governo, partecipando con le sue proposte, presentate all’ultimo ForumPA e trasmesse alla ministra Madia. “La ministra aveva dichiarato alle Camere che il 100% della dirigenza pubblica sarebbe stato reclutato attraverso il meccanismo altamente selettivo del corso-concorso della Scuola Nazionale di Amministrazione, ricevendo il nostro pieno sostegno e plauso – conclude il Presidente di AllieviSSPA -. Secondo quanto finora diffuso, leggiamo con sorpresa che la riforma si basa sul presupposto inverso e cioè che il reclutamento tramite corso-concorso sia un canale di accesso di “serie b” rispetto ad altri concorsi che resterebbero gli unici ritenuti all’altezza di reclutare dirigenti. Una direzione opposta alle dichiarazioni programmatiche della ministra e contrarie all’evidenza dell’esperienza”.
L’Associazione “Dirigenti per l’Innovazione – AllieviSSPA” si rivolge a coloro che provengono dal corso-concorso della Scuola Nazionale di Amministrazione e che oggi operano come dirigenti pubblici a livello nazionale e che hanno intrapreso altri percorsi nella magistratura, nelle organizzazioni internazionali, nelle assemblee legislative e nel settore privato.