Stipendi dipendenti statali: Oggi si scopre che pagano da anni l’austerità

All’indomani della riunione annuale dell’Associazione Allievi SSPA emerge come solo a chi ha fatto un concorso viene negata la contrattazione collettiva Roma, martedì 22 ottobre 2013 – “Pare che, in questo momento di crisi, il pubblico impiego debba espiare una qualche colpa originaria nel fatto di aver vinto un concorso, diventando bersaglio di ogni taglio, manovra e accusa di inefficienza, mentre chi ricopre incarichi fiduciari e al di fuori di qualunque contrattazione collettiva, come consulenti e manager di partecipate, non viene nemmeno sfiorato dalla questione”.

Alfredo Ferrante, presidente dell’Associazione Allievi SSPA, che riunisce i dirigenti della pubblica amministrazione nominati dal corso-concorso, commenta la notizia apparsa ieri sul Sole 24 Ore. “Il pubblico impiego sta pagando duramente l’austerità degli ultimi anni, con una perdita forte del potere di acquisto a causa del prolungato blocco dei contratti: si quantifica questa perdita nel 10,5 per cento fino a oggi, e nel 14,6 fino al 2016. Ciò che ci preoccupa è dare per scontato che ci sia una categoria preordinata di lavoratori che paghi sempre, come se questo non si riverberasse sull’econo mia nel suo complesso”.

Si è svolta proprio lo scorso fine settimana, a Firenze, la riunione annuale dei soci, in cui si è discusso delle criticità del comparto. Introdotta dal saluto del consigliere Giampiero Gallo in rappresentanza del Comune di Firenze, l’assemblea ha messo in luce lo stillicidio di aggressività diffusa nei confronti della pubblica amministrazione nel suo complesso. “I dati ci dicono che mentre in altri settori, nonostante la crisi, i redditi crescono, nel pubblico c’è una diminuzione costante – continua Ferrante -. Ciò ha effetti negativi soprattutto sulle zone caratterizzate da basso Pil. Non dimentichiamo che i dipendenti pubblici rappresentano circa il 10,3 per cento della popolazione, in linea con la media europea”.

Il presidente dell’Associazione sottolinea come le sacche di inefficienza della pubblica amministrazione non possano essere combattute solo mortificando i redditi di chi vi lavora, ma con riforme improntate a un miglior funzionamento, alla correttezza e alla trasparenza delle amministrazioni pubbliche.

 

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